22/01/24

ANIME VIAGGIANTI

“Grassa cicciona”, ti sei sentita apostrofare in modo talmente diretto che stavolta ti suona cattivo. Ora, forse per lo stress da viaggio, ti sembra insopportabile. Non fai finta di niente. Tuo padre, buonanima, ti insegnava a riderci sopra, tu hai imparato a sorridere a chi ti insulta. La tipa magra e coi capelli variopinti corti aveva sofferto il tacco del tuo stivaletto sul suo piede. L’urlo sintetico e sgradevole era risuonato nella carrozza. D’altronde i corridoi del vagone erano una carne unica, variopinta e densa come una tappezzeria Ikea. Muoversi quasi impossibile, per te alzarsi dal posto maxi e arrivare all’uscita un’impresa titanica. Come un Titano sorridente, hai sollevato l’esile biondina

col suo zainetto e l’hai gettata casualmente su un ritaglio del tappeto di teste.

“Fermati. Non agitarti. Mi stai colpendo sulla fronte!” Giorgio, tu tentavi di bloccare i vani movimenti della ragazza di ritrovare la posizione eretta dopo il lancio che, fortuna sfacciata, ti aveva preso in pieno come i tuoi vicini schiacciati come sardine. Giubbetto di pelle, bandana e capelli lunghi. Orecchini e tatuaggi ovunque in faccia e sulle mani. “Buona, buona!” provavi a calmarla. Ma niente. Più lei si agitava, più ti guardava. Più ti guardava e più si agitava. Hai preso schiaffi e calci senza riuscire a muoverti e schivarli. La sua mano agganciatasi inavvertitamente ai dieci piercing del tuo orecchio destro ti stava per menomare. Hai urlato. Come avrebbe urlato un impiegato o un capostazione. Domani lo dirai ai tuoi colleghi. Quelli che ti chiamano Lo zingaro.

A proposito. Eccoti lì. Strizzato in un angolo del vagone. Guardato a vista dai tuoi vicini. Faccia da nomade. Hai provato a chiedere in giro cosa volesse dire avere la faccia da Rom e hai avute risposte vaghe: “C’è la faccia da francese, quella da svedese e quella da Rom”, ti hanno detto “e i Rom rubano.” qualcuno ha aggiunto. Per tutti e dovunque sei un ladro.

 Nel vagone ci sei anche tu Caterina. Una sedicenne dagli occhi azzurri e dal viso eburneo con tratti delicati. Una ragazza come le altre. Soffri anche tu l’eccessiva e maleodorante umanità del treno. Sembri un fiammifero tra i chiodi. Occhi tristi e mani avanti a proteggersi, spingi via chi ti si accosta troppo. Spesso in quella tratta affollata trovi qualche donna di buon cuore che ti avvicina e insieme, o con altre donne, formate una brigata silente di controllo e aiuto reciproco anti molestie. Non capita mai di trovare le stesse persone in un treno come quello. Anche oggi è così.

Allunghi veloce la tua manina a frugare nella tasca della signora vicina ma è vuota. Il secondo tentativo è verso la borsa sorretta con la mano sinistra, per fortuna quella destra è incastrata. E’ una sacca già semi aperta, facile entrarvi dentro. Al tatto è semplice distinguere il portafoglio. Un secondo ed è preso. Un altro secondo e una mano forte ti blocca. Le due donne a te vicine si dichiarano: “Polizia, non fare resistenza e vieni con noi.” Ti mostrano il tesserino. Mesi di denunce di borseggi sui treni e i sospetti ricadevano a volte su una ragazzina dal viso angelico. Molte altre sui nomadi, su quelli con la pelle nera o quelli con la pelle dai tanti colori.

 


Un racconto col narratore in seconda persona sui pregiudizi, senza citare la parola o i suoi sinonimi.

 Scritto da Gianni il 22 Gennaio 2024

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