10/12/24

RIMMEL

Un filo di rimmel sulle ciglia della donna. “Quando potrò metterlo anch’io, mamma?” le chiedeva Mimmi da piccola.

“C’è tempo, arriverà anche per te il momento giusto”, ripeteva la madre aggiustandosi il trucco.

“E il rossetto?”

“Direi ancora più tempo…” le diceva guardandola di sottecchi, con un sorriso nascosto.

“E quel momento è arrivato.” Mimmi si guarda allo specchio, nella mano destra lo scovolino che stende il mascara, nella sinistra il lucidalabbra e nello specchio una quindicenne dai capelli lunghi e castani. L’app musicale sceglie per te una canzone.

Buonanotte, buonanotte amore mio

Buonanotte tra il telefono e il cielo

Ti ringrazio per avermi stupito

Per avermi giurato che è vero

Il granturco nei campi è maturo

Ed ho tanto bisogno di te”

 “Vecchia”, pensi “però mi piace; è romantica.”

“Amore mio, ho tanto bisogno di te” ripeti nella tua testa mentre i preparativi continuano.

“Vorrei mettere il vestito rosso, ma forse è troppo per il pomeriggio”, ti dici prendendo un paio di jeans comprati da poco.

 

Tania, la madre di Ceppo, un diciassettenne magrolino e introverso, si guarda l’occhio sinistro dopo il necessario colore di copertura. Ceppo la vede dal corridoio, non riesce più a avvicinarla come anni prima. Dentro di lui si scontrano rabbia e frustrazione, impotenza e passiva emulazione.

“Di nuovo, mamma?”

“Si, Giuseppe.” La radio trasmette una canzone:

Buonanotte, buonanotte fiorellino

Buonanotte tra le stelle e la stanza

Per sognarti devo averti vicino

E vicino non è ancora abbastanza”

La vicinanza è un’arma a doppio taglio. E i tagli sono tutti per Tania.

“In fondo non è cattivo” gli dice pensando all’ultima volta, uguale a tutte le altre.

“Non mi lasciare, se te ne vai mi uccido. E ho paura a morire da solo. Ti chiedo perdono, io non so cosa mi succede. A un certo punto non ragiono più, non ti vedo più. Non esasperarmi coi tuoi lamenti.” Tre anni d’inferno, ora non si fermava nemmeno in presenza del figlio.

“Tuo padre è depresso”, ripeteva Tania a Ceppo.

“Mio padre ti mena”.

Figlio unico in una famiglia come tante, niente da segnalare. Pensava a quello che avrebbero detto i vicini in tv se le cose fossero arrivate alle estreme conseguenze: “Una famiglia per bene, mai nessun problema. Cosa sarà passato per la testa dell’uomo? Gran lavoratore!”. Un misto di banalità da telecamera, un fritto di auto assoluzioni e confinamento di paure. Per fortuna la madre era ancora lì davanti a lui, anche se con i soliti lividi e graffi.

Quel pomeriggio era uscito nervoso, non piangeva nemmeno più. All’inizio pensava di odiare il padre, ora un’altra emozione lo opprimeva: “Mamma io non ti capisco. Perché subisci tutto questo? Perché non scappiamo via?” Non era la prima volta che lanciava alla madre una ciambella di salvataggio, le risposte erano fatte di sguardi.

“Gli uccellini nel vento non si fanno mai male

Hanno ali più grandi di me”.

 

Mimmi sta scendendo le scale di corsa. “La prima cosa che gli chiederò è di chiamarmi Monetina, è un nomignolo carino.” Non sei intonatissima ma che importa? Canticchi allegra e la tua voce suona tra un piano e l’altro:

“Buonanotte, buonanotte monetina

Buonanotte tra il mare e la pioggia

La tristezza passerà domattina”.

“Ciao” gli dici abbracciandolo. Lo schiaffo e l’incendio sulla tua guancia arrivano improvvisi, inaspettati. Neanche il tempo di salutarlo. Lo guardi stordita. L’orecchio fischia, gli occhi provano a inquadrare da dietro il velo umido del dolore.

Lui si rivolge a te con fastidio, cattiveria: “Perché ti sei truccata?” ti apostrofa. “Non mi piace. La prossima volta chiedimi il permesso.”

 

La tristezza non passerà domattina. Sei giovane ma ti hanno insegnato a non accettare nessuna violenza, a denunciare subito anche una spinta, una presa in giro sbagliata, eccessiva.

“Sono la mamma di Mimmi, dobbiamo parlare.” La madre di Ceppo risponde a monosillabi, non crede a una parola di quella donna che nemmeno conosce. Come poteva parlare così di suo figlio?

“Giuseppe non farebbe mai una cosa del genere, mi creda.”

Non erano bastate le scuse, la richiesta di perdono, la promessa di non rifarlo più, dette un attimo dopo lo schiaffo. Mimmi si era girata ed era corsa di nuovo su, a casa, dalla sua famiglia, nel suo nido.


Traccia: Dalla parte di lui: “Proprio non riesco a fermarmi. Quando dice certe cose, mi va il sangue al cervello. Non ci vedo più e, purtroppo, la picchio. Dico purtroppo perché subito dopo me ne pento. Mi hanno educato così”

Francesco de Gregori: “Buonanotte Fiorellino”



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