11/05/24

IL TOMBINO

Le palline rotolano aiutate da piani inclinati, salite e discese. I chewingum buttati a terra si attaccano al marciapiede, difficilmente si muovono. I pensieri possono accavallarsi o rotolare. Le parole incespicare, i capelli cadere. Le chiavi materiali non sono sferiche, hanno spigolosità e punte, le immateriali invece aprono porte immaginifiche…

“Allora, la smetti di pensare a idiozie?

Hai capito o no che l’unico tombino in cinquanta metri l’hai centrato con la chiave che ti avrebbe aperto la casa di Mario? E se fosse la sola chiave che ha?” Giovanni elucubrava diversi piani di rammarico e rabbia. Aveva appena lasciato scivolare il pass per errore. E sentiva la voce di Mario nelle orecchie.  Mario che aveva appena conosciuto. Che avrebbe pensato?

“Che sono un inetto” pensava. Impossibile recuperare la chiave. “Pensa, pensa.” Si ripeteva ossessivamente.

Si risolse ad andare comunque. La casa era a piano terra. Fece il giro: tutte le finestre chiuse. Ne fece un altro. Due mani lo afferrarono, altre due lo ammanettarono. Dopo poco una celletta poco più grande di un tombino lo ospitò suo malgrado per una notte.

Il padrone di casa era fuori. Si presentò il giorno dopo. Ma non era Mario. Giovanni aveva sbagliato il civico. Ci mise un po’ a spiegare l’accaduto. Mario non lo invitò più, il lavoro svanì nel nulla come le chiavi.

 

 

 

Creare una storia intorno a uno spazio piccolo dove succedono cose, si incrociano storie es. tombino, ascensore. C’è una cornice ridotta dove succedono le cose.

 

Traccia: Mario e Giovanni si incontrano per strada. Mario dà la chiave di casa sua a Giovanni per condividere un lavoro e se ne va. La chiave finisce nel tombino.

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