22/01/24

LA PAURA DI GIORGIO

Giorgio era quel tipo che dovunque stava, era in bilico tra il suo nascondiglio e le stelle.

Da bambino a scuola capiva velocemente le spiegazioni dei maestri e per questo non studiava a casa, così via via perdeva il filo. E soprattutto in matematica passava da bei voti a una anonima scarsezza. Era il mio compagno di banco.

Aveva maturato negli anni l’idea di trovarsi nel posto o nel tempo sbagliato o entrambi. Per me invece erano il luogo o il tempo a non essere a volte adeguati a lui.

Ci siamo sentiti al telefono pochi giorni fa.

“Giorgio, una vita che non ci sentiamo!” gli ho detto appena la sua voce si è incanalata nel mio condotto uditivo.

“Gianni! Piacere mio sentirti”, mi ha risposto con voce sorridente.

Con lui il tempo non esisteva. Potevano passare anni senza sentirci o vederci, eppure appena si ristabiliva un contatto qualunque era come ai tempi della scuola. Come se ci fossimo salutati il giorno prima.

“Io e Laura aspettiamo un bambino” mi ha detto subito “l’ho saputo ieri. E’ una notizia che alla nostra età non mi aspettavo più.”

“A quarant’anni oggi si è ancora giovani.” provai a dire fingendo un po’.

“Lo dice anche Laura. Io però stanotte non ho dormito.” continuò “Ti ricordi quella volta al campo di calcio dell’oratorio a giocare una partita con gli amici di Enzo e Luca?”

“Non proprio.” risposi.

“Entrammo in una squadra. Tu sapevi giocare. Io no. Dopo i primi errori nessuno mi passava più la palla.” Io mi sentivo in colpa: non ricordavo nulla di quei fatti. “Dopo un po’ decisi di spostarmi fino ad uscire dal campo e rimanere a guardare da dietro un albero. Nessuno se ne accorse.”

“No. Mi spiace. Quella partita non ha lasciato nessuna traccia”, gli dissi.

Ma lui continuò “Stanotte mi sono visto padre. Come allora sbagliavo i passaggi più semplici, io ora sbagliavo con mio figlio. Mi assillavano mille pensieri e domande. Come lo prendo in braccio per lavarlo? Come gli devo parlare? Dovrò educarlo? Se sbaglio tono? Se non sarò capace di rispondere alle sue domande? Non sono all’altezza, Gianni, non ce la farò mai.”

Non era il primo attacco che Giorgio sferrava alla propria autostima. Si sentiva ciclicamente sotto osservazione di se stesso con una lente che più che ingrandire, deformava. Quella era l’ultima di una infinita serie di previsti fallimenti che qualche forza malvagia gli iniettava.

Ma stavolta era peggio. Se si fosse avvitato in quei pensieri per gli otto mesi prima della nascita, come avrebbe affrontato la pratica routine neo genitoriale di tutti i giorni? Decisi di chiamarlo almeno una volta a settimana, di non lasciarlo solo. Ero un suo amico, no?

Il giorno del Battesimo di Michele scoprii che anche uno come me poco avvezzo alle cose di Chiesa poteva fare il padrino di Battesimo. La richiesta di Giorgio mi aveva sorpreso e commosso. Voleva inserirmi nella costruzione del figlio. Era lui, il figlio, ad averci riuniti come un tempo. Ci stavamo sentendo ogni settimana, forse anche di più. Come accompagnatore avevo fatto con lui il corso preparto per padri, con un buon numero di ansiosi come Giorgio. Lì ci avevano insegnato tecniche pratiche e psicologiche per affrontare quella che veniva definita la più grande rivoluzione che una persona possa vivere. Io me ne accorsi quando li accompagnai in ospedale per il parto. Uscirono di casa in due, io ero al volante, e tornarono con me a casa due giorni dopo. In tre. Quello strano normale miracolo già stava aiutando il papà più di quanto lui immaginava. Il primo grande inaudito passo l’aveva compiuto nonostante le sue paure. Quindi il mondo poteva continuare a girare ancora.

E così era stato.



Scritto da Gianni il 29 Dicembre 2023

 

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