10/12/24

MARCA ED ELENO

Marca ed Eleno sono una coppia come tante. Lui un tranquillo impiegato di banca con la saltuaria voglia di alcol. Lei un’energica insegnante di scuola primaria che una o due volte al mese viene vilipesa dal marito ubriaco. Come da copione appena i fumi tossici svaniscono, Eleno le giura fedeltà, remissione e cambiamento. “Mai, mai, mai più!” aveva urlato ripetutamente l’ultima volta teatro del fattaccio. Ti amo, ti voglio bene”, diceva ormai da anni, “Vedrai, vedrai, amore mio, cambierò!”.

Il tempo futuro, si sa, è per sua natura indefinito. Infatti il cambiamento sventolato da Eleno tarda a arrivare.

Marca dunque, stanca di sopportare, si è fornita nel tempo di suoi strumenti peculiari: “Lo faccio per te, marito mio.”

Qualche esempio? Vediamo.

Mesi fa ha comprato una noccoliera o rosetta, più conosciuta come tirapugni. Il tirapugni in genere è composto da 4 anelli saldati assieme a un pezzo di metallo o fatti in un unico pezzo in pressofusione in uno stampo. In genere s'impugna sulla mano, lei aveva scelto il modello con le punte, molto più doloroso. Quando Eleno rientrava ubriaco e violento, Marca indossava l’aggeggio, bastavano uno o due cazzotti sferrati sul suo naso umido o sulla bocca puzzolente per addormentarlo. Qualche leggera medicazione e le ferite guarivano in pochi giorni. Lui non ricordava nulla.

Ma non solo. Aveva letto su qualche improbabile sito di vendite on line di una nuova app da scaricare sul computer dell’automobile: si chiama “Eccola”. Serviva a chi dimenticava il luogo dove parcheggiava, come succedeva spesso a Eleno. L’app prometteva un facile recupero grazie all’esplosione di razzi, come dei fuochi artificiali di segnalazione. Si attivava via smartphone.

Quella sera Marca era affacciata alla finestra, col telefono in mano stava digitando il numero del marito, preoccupata per il ritardo. I piatti si freddavano sul tavolo quando dai vetri scorse la loro macchina avanzare zigzagando pericolosamente seppur a bassa velocità.

Capì subito. Il suo corpo rifletteva piccoli spasmi. La giornata era stata uno schifo, la riunione scolastica l’aveva stremata e, ciliegina, una mamma l’aveva presa a male parole al termine delle lezioni. Voleva parlare, tirare fuori l’acido corrosivo di quelle ultime ventiquattro ore. E invece Eleno tornava di nuovo ubriaco, con tutto il carico emotivo e fisico che ciò comportava. Le mani le tremavano sudando. Spinse il tasto rosso del telefono per interrompere l’ormai inutile chiamata al marito. Inavvertitamente si aprì l’app “Eccola” e involontariamente attivò il servizio. D’altronde il tasto rosso era molto simile. Ovvio che tra le avvertenza ci fosse quella di non usarla mai con la macchina in movimento. Le esplosioni, peraltro molto coreografiche, riempirono l’abitacolo di fumo. La vettura si schiantò su un palo elettrico, ed Eleno si ferì in maniera piuttosto seria: rimase sordo, per sua fortuna solo da un orecchio. Smise di bere.



Traccia (Contrappunto leggero): Dalla parte di lui: “Proprio non riesco a fermarmi. Quando dice certe cose, mi va il sangue al cervello. Non ci vedo più e, purtroppo, la picchio. Dico purtroppo perché subito dopo me ne pento. Mi hanno educato così”


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