Marca ed Eleno sono una coppia
come tante. Lui un tranquillo impiegato di banca con la saltuaria voglia di alcol.
Lei un’energica insegnante di scuola primaria che una o due volte al mese viene
vilipesa dal marito ubriaco. Come da copione appena i fumi tossici svaniscono, Eleno
le giura fedeltà, remissione e cambiamento. “Mai, mai, mai più!” aveva urlato
ripetutamente l’ultima volta teatro del fattaccio. Ti amo, ti voglio bene”,
diceva ormai da anni, “Vedrai, vedrai, amore mio, cambierò!”.
Il tempo futuro, si sa, è per sua natura indefinito. Infatti il cambiamento sventolato da Eleno tarda a arrivare.
Marca dunque, stanca di
sopportare, si è fornita nel tempo di suoi strumenti peculiari: “Lo faccio per
te, marito mio.”
Qualche esempio? Vediamo.
Mesi fa ha comprato una
noccoliera o rosetta, più conosciuta come tirapugni. Il tirapugni in genere è
composto da 4 anelli saldati assieme a un pezzo di metallo o fatti in un unico
pezzo in pressofusione in uno stampo. In genere s'impugna sulla mano, lei aveva
scelto il modello con le punte, molto più doloroso. Quando Eleno rientrava
ubriaco e violento, Marca indossava l’aggeggio, bastavano uno o due cazzotti
sferrati sul suo naso umido o sulla bocca puzzolente per addormentarlo. Qualche
leggera medicazione e le ferite guarivano in pochi giorni. Lui non ricordava
nulla.
Ma non solo. Aveva letto su
qualche improbabile sito di vendite on line di una nuova app da scaricare sul
computer dell’automobile: si chiama “Eccola”. Serviva a chi dimenticava il
luogo dove parcheggiava, come succedeva spesso a Eleno. L’app prometteva un
facile recupero grazie all’esplosione di razzi, come dei fuochi artificiali di
segnalazione. Si attivava via smartphone.
Quella sera Marca era affacciata
alla finestra, col telefono in mano stava digitando il numero del marito,
preoccupata per il ritardo. I piatti si freddavano sul tavolo quando dai vetri
scorse la loro macchina avanzare zigzagando pericolosamente seppur a bassa
velocità.
Capì subito. Il suo corpo
rifletteva piccoli spasmi. La giornata era stata uno schifo, la riunione
scolastica l’aveva stremata e, ciliegina, una mamma l’aveva presa a male parole
al termine delle lezioni. Voleva parlare, tirare fuori l’acido corrosivo di
quelle ultime ventiquattro ore. E invece Eleno tornava di nuovo ubriaco, con
tutto il carico emotivo e fisico che ciò comportava. Le mani le tremavano
sudando. Spinse il tasto rosso del telefono per interrompere l’ormai inutile
chiamata al marito. Inavvertitamente si aprì l’app “Eccola” e involontariamente
attivò il servizio. D’altronde il tasto rosso era molto simile. Ovvio che tra
le avvertenza ci fosse quella di non usarla mai con la macchina in movimento.
Le esplosioni, peraltro molto coreografiche, riempirono l’abitacolo di fumo. La
vettura si schiantò su un palo elettrico, ed Eleno si ferì in maniera piuttosto
seria: rimase sordo, per sua fortuna solo da un orecchio. Smise di bere.
Traccia (Contrappunto leggero): Dalla parte di lui: “Proprio
non riesco a fermarmi. Quando dice certe cose, mi va il sangue al cervello. Non
ci vedo più e, purtroppo, la picchio. Dico purtroppo perché subito dopo me ne
pento. Mi hanno educato così”
Nessun commento:
Posta un commento