22/10/24

MIAOOO

“Ahia! Chi ha chiuso la porta?” E’ veloce a crescere il gonfiore sul muso. Il corpo allenato alla strada manda segnali chiari.

“Fame. Crocchette. Coccole.” Il brontolio del ventre era una sirena d’allarme conosciuta già qualche anno prima.

“Mamma?” miagolava a pochi mesi. “Mamma?” il miagolio si trasformava in urlo a ricordare il pianto di un neonato.

Di quella bella gatta fulva nessuna traccia,

e anche i suoi fratellini si dovevano essere allontanati a sua insaputa.

“Dormire è brutto. Se fossi rimasto sveglio non mi sarei perso”, affermava il cucciolo senza nome in quella prima notte solitaria. E pioveva e tuonava.

“Iiiiaaaawooo” suonava come una sirena scassata. Incastrato in una rete divelta lasciata lì chissà da chi. I cuccioli tutti, in special modo di gatto, non vanno per il sottile: se saltano, saltano; se corrono, corrono; se amano, amano.

Ora il micio si leccava la zampa che toccava il muso sbattuto sulla porta chiusa, lui era più grande ma il senso di disagio, di vuoto, nell’essere fuori casa era lo stesso di due anni prima. E anche ora pioveva e tuonava. Una luce al piano di sopra.

“Devo arrivare a quella finestra. Come?”, pensava intervallando il pensiero fisso delle crocchette.

“C’è la grondaia” ma i gatti odiano l’acqua e da lì ne trasbordava parecchia.

“C’è l’albero. Provo!” per lui salire il tronco era uno scherzo. Passare via via ai rami più stretti e leggeri non era impossibile. Saltare da un rametto flessibile, il più vicino alla casa, fino alla finestra però era inimmaginabile.

Ma i gatti hanno tanta fantasia.

Ricordava ancora l’emozione delle mani che lo presero la prima volta in quell’altra notte di tregenda, quando non conosceva gli umani. Entrava tutto in una mano sola che non aveva peli. “Però è calda uguale”, pensava in evidente ipotermia.

Erano le mani che aveva imparato a conoscere nel tempo. Gli davano cibo e carezze e vita.

 

La finestra era ancora illuminata, vedeva qualcuno muoversi all’interno. Non poteva aspettare ancora, spiccò un salto il più lungo mai fatto. Le unghie graffiarono il davanzale, inarcò la schiena, girò su se stesso, la coda tentò un ultimo appiglio. E cadde volando cinque metri di sotto. Atterrando sul giaciglio di capelli ricci del suo padrone. Uscito a cercare il suo gatto.


Esercizio: "Prendete questi elementi, freddo, sonno, coraggio. Usateli in tre diverse situazioni mostrando e non dicendo."


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