“Ahia! Chi ha chiuso
la porta?” E’ veloce a crescere il gonfiore sul muso. Il corpo allenato alla
strada manda segnali chiari.
“Fame. Crocchette.
Coccole.” Il brontolio del ventre era una sirena d’allarme conosciuta già qualche
anno prima.
“Mamma?” miagolava a
pochi mesi. “Mamma?” il miagolio si trasformava in urlo a ricordare il pianto
di un neonato.
Di quella bella gatta fulva nessuna traccia,
e anche i suoi fratellini si dovevano essere allontanati a sua insaputa.“Dormire è brutto. Se fossi
rimasto sveglio non mi sarei perso”, affermava il cucciolo senza nome in quella
prima notte solitaria. E pioveva e tuonava.
“Iiiiaaaawooo” suonava
come una sirena scassata. Incastrato in una rete divelta lasciata lì chissà da
chi. I cuccioli tutti, in special modo di gatto, non vanno per il sottile: se
saltano, saltano; se corrono, corrono; se amano, amano.
Ora il micio si
leccava la zampa che toccava il muso sbattuto sulla porta chiusa, lui era più
grande ma il senso di disagio, di vuoto, nell’essere fuori casa era lo stesso
di due anni prima. E anche ora pioveva e tuonava. Una luce al piano di sopra.
“Devo arrivare a
quella finestra. Come?”, pensava intervallando il pensiero fisso delle
crocchette.
“C’è la grondaia” ma i gatti odiano l’acqua e da lì ne trasbordava parecchia.
“C’è l’albero. Provo!”
per lui salire il tronco era uno scherzo. Passare via via ai rami più stretti e
leggeri non era impossibile. Saltare da un rametto flessibile, il più vicino
alla casa, fino alla finestra però era inimmaginabile.
Ma i gatti hanno tanta
fantasia.
Ricordava ancora
l’emozione delle mani che lo presero la prima volta in quell’altra notte di
tregenda, quando non conosceva gli umani. Entrava tutto in una mano sola che
non aveva peli. “Però è calda uguale”, pensava in evidente ipotermia.
Erano le mani che
aveva imparato a conoscere nel tempo. Gli davano cibo e carezze e vita.
La finestra era ancora
illuminata, vedeva qualcuno muoversi all’interno. Non poteva aspettare ancora,
spiccò un salto il più lungo mai fatto. Le unghie graffiarono il davanzale,
inarcò la schiena, girò su se stesso, la coda tentò un ultimo appiglio. E cadde
volando cinque metri di sotto. Atterrando sul giaciglio di capelli ricci del
suo padrone. Uscito a cercare il suo gatto.
Esercizio: "Prendete questi elementi, freddo, sonno, coraggio. Usateli in tre diverse situazioni mostrando e non dicendo."
Nessun commento:
Posta un commento