Racconto ispirato al ritorno a casa degli abitanti di Gaza del gennaio 2025, intervallato al testo del brano dei RATTI DELLA SABINA: “LA RIVOLUZIONE”
“Bambini, tutti pronti, prendete posizione
Si parte per andare a fare la rivoluzione
E state tranquilli, nessuno si
farà male
Perché questa rivoluzione sarà un
po' particolare”
Amina è in macchina coi genitori, i
fratellini e i nonni. Cinque adulti e tre bambini stretti tra loro a non
perdersi. C’è una fila inimmaginabile di auto, quasi ferme: non si passa tra
migliaia di persone a piedi.
Amina, la grande di casa, otto anni. Gli
ultimi due passati in giro, spesso a dormire sotto tende improvvisate. Lontana
dall’amata scuola.
“Dove sono i miei compagni di classe, Hassan, Khalid, Layla, Fatima?” avevi chiesto alla mamma quando ti disse che la scuola era chiusa, che era diventata un posto pericoloso.
Ma ti mancavano anche Yossef e Rahel,
“Mamma possiamo andare a trovarli? Stiamo facendo un disegno insieme!”
La casa di Rahel e Yossef era a pochi
chilometri dal confine, un paio di volte al mese la mamma andava là a lavorare e
ti portava con se. Ti piaceva quel posto, il giardino era curato e le persone
ti sorridevano. Gli stessi sorrisi familiari che trovavi in casa tua, dai tuoi
nonni, dagli zii.
“Uniamo tutte quante le bandiere
Di ogni
colore cucendole insieme
Per farle
diventare una bandiera soltanto
Più grande e
che abbia Il mondo intero dentro”
Tutto intorno all’automobile ci sono
bambini e adulti a piedi. Tirano carretti pieni di sacchi e valige impolverate.
“Papà dove vanno?” avresti chiesto tempo fa. Non ora però, perché i tuoi
genitori hanno smesso di risponderti da quando i loro occhi si sono infossati e
cerchiati e i loro visi hanno dimenticato il sorriso.
Non fai più domande: “E perché dovrei?
Non mi guardano quasi e quando non si accorgono di me, piangono.”
“E sarà
l'occasione per insegnare ai grandi
Che si può
far rivoluzione senza le armi
Perché non
esiste nessun cambiamento vero
Se la
rivoluzione non avviene prima nel pensiero”
Dal tuo zainetto prendi la scatola di
matite colorate, alcune sono diventate cortissime. Hai imparato a usare tutti
colori: “Non mi piace il marrone, il viola, il grigio…si è mai visto un disegno
grigio su foglio bianco?” chiedevi alla nonna sul tavolo della cucina. E lei
rispondeva che avevi ragione, grigio e bianco si confondevano. “Però il viola è
un bel colore acceso” sosteneva “e il marrone è il colore della terra.” Senti i
profumi del cibo che intanto cucinava per te e tutta la famiglia. Interrompi
subito il ricordo: sai che può fare male. Ma ti senti fortunata. La hai accanto
a te.
Prendi un foglio che hai ricopiato e
migliorato più volte. E’ il disegno che stavi facendo con i tuoi amici quando
iniziò la guerra.
“E allora le
mine delle frontiere
Prendiamole
tutte e leghiamole insieme
Per farle
diventare un grande cerchio soltanto
E intorno ci
faremo un girotondo su una musica che fa”
Quante domande può farsi un bimbo, solo
un bimbo lo sa. La strada, l’ultima volta che hai guardato fuori dai finestrini,
era incorniciata da abitazioni di due, tre piani. Ora, in mezzo a migliaia di
visi e corpi e piedi non vedi altro che macerie, chilometri di rovine. Forse il
blu del cielo si è spostato sotto quei piedi, il marrone della terra si è
mischiato al grigio del cemento sbriciolato. La polvere ha coperto tutto. Come
in un film in bianco e nero i colori si possono solo immaginare, se si riesce.
Fissi i tuoi occhi sul foglio: un
cerchio colorato pieno di luce d’estate, bandiere unite e bimbi che si tengono
per mano girando in tondo intorno al mondo. Sono i tuoi amici. Senti le loro
voci, rispondi ai loro saluti, li abbracci. Sei seduta al tuo banco, la maestra
parla di storia, l’aria fuori è fresca e in alto fischiano le rondini.
“Evviva i
colori, viva i colori!
Gridatelo al
cielo tirandolo fuori
Tutta la voce
che avete dentro
E regalatela
al soffio del vento
Viva i
colori, viva i colori!
Dipinti sui
petali dei fiori
Evviva la
gioia, viva la vita
Viva i
profumi di ogni stagione
Evviva il
cuore di chi si avvicina
A fare questa
rivoluzione”
“Ieri ti ho sentito, mamma.” pensi. “Parlavi
piano con papà di ritornare a casa. Forse tutta la gente per strada ha lo
stesso sogno: tornare a casa!”
In automobile l’unico suono viene dai
fratellini. E chi li tiene quelli! Sono in macchina da ore, non ce la fanno più
a stare chiusi. Il motore è spento per risparmiare benzina, tanto siamo fermi.
Ci avete ripetuto di non scendere, di non aprire la portiera. Ma ora siete voi
a scendere. Prendiamo al volo l’occasione e sgattaioliamo fuori. Sembra che
tutti i vestiti che ci passano accanto abbiano lo stesso colore, anche la pelle
e le facce degli adulti sono pallide e monocromatiche.
Il nonno ha in tasca dei palloncini
rossi, blu e verdi. Li gonfia. Sono lucidi, la luce rimbalza su di loro
sorpresa di trovare ancora vivacità e calore in mezzo a tanta devastazione. Al
mio compleanno fece la stessa cosa con tanti palloncini legati assieme. Ne
prendiamo uno per uno. Forse vuole festeggiare il ritorno.
Casa? Dov’era? Dov’è? Faccio fatica a
vedere anche la strada, piena di buchi. Non riconosco niente della città che
vivevo. Papà e mamma stano scalando una montagna di detriti, li spostano da una
parte all’altra. Guardo verso l’automobile, sembra sfiorare terra, ha una gomma
sgonfia, sul tetto un mucchio di bustoni e valige: ciò che abbiamo potuto
portare con noi quando siamo scappati via.
“Però mi
raccomando che ci vuole convinzione
E gli
strumenti giusti per fare rivoluzione
Io quelli che
consiglio, per l'esperienza mia
Sono matite
colorate e tanta fantasia!”
Lo zainetto è sulle mie spalle con il
suo tesoro di colori, vorrei tornare a disegnare ma non c’è un centimetro
quadrato libero. Tengo in braccio il fratellino piccolo, l’altro tiene la mano
della nonna.
Spero di rivedere i miei amici, di
tornare a scuola con le mie amiche, di rivedere il giardino di Rahel.
Spero di vivere a casa con la mia
famiglia.
Spero che sorridano ancora.
Spero di diventare grande.
“Allora
forza, gambe in spalla che si parte davvero
A fare la
rivoluzione dei colori e del pensiero
Alla faccia
di chi spreca soltanto parole
E non si
accorge che ci manomettono il sole
E uno, due e
tre, si metta in fila chi è con me!
E uno, due e
tre, si parte tutti quanti, alé!
Marciamo con
fierezza come fanno i grandi atleti
Dobbiamo far
tremare la terra sotto i piedi
E poi ci
inventeremo un altro girotondo
Che unisca le
mani dei bambini del mondo
E non gli
date retta a chi le vuole divise
E a chi con
le divise ci fa le rivoluzioni”
Sono Myriam, la mamma di Amina. Stamattina
siamo partiti, sono mesi e mesi che prego di poter tornare a casa. Oggi ci
hanno lasciato passare.
Mio marito e io abbiamo caricato quel
poco rimasto in macchina e siamo partiti. Ogni metro avanti è stato un po’ di
speranza in meno. Finché siamo arrivati dov’era casa. Non abbiamo trovato
niente, né strade né negozi né palazzi: solo macerie. La nostra pelle è secca,
dai nostri occhi non escono più lacrime. I miei genitori vivono per i nipoti.
Noi non sappiamo come crescere i nostri figli.
Amina disegna, colora, immagina. Prego
perché il suo mondo, la sua rivoluzione, possano vincere.
“Evviva i
colori, viva i colori!
Gridatelo al
cielo tirandolo fuori
Tutta la voce
che avete dentro
E regalatela
al soffio del vento
Viva i
colori, viva i colori!
Dipinti sui
petali dei fiori
Evviva la
gioia, viva la vita
Viva i
profumi di ogni stagione
Viva chi
vuole rivoluzionare
Il concetto
stesso di rivoluzione”

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