La
piazza affollata di umanità colorata nel giorno soleggiato di mercato. La
sfilata di tavolini e sedie a ridosso del bar riempie l’aria di voci multi
sonore, risate e chiacchiere confuse.
Tonia
e Tilde siedono centrali, riparate dalle foglie del tiglio che tanto ha visto e
sentito. I cinguettii tra le fronde accompagnano gli avventori.
I
visi delle due donne si riflettono leggermente storti e gonfi sui calici posati
tra loro.
Ottant’anni in due mal divisi: Tonia ha tre volte
l’età della nipote.“Guardala,
ho sentito dire che dopo aver saputo dei tradimenti di Alfio, ha cominciato a
darsi da fare coi mariti delle sue amiche” sussurrava Tonia col busto chinato
verso Tilde fin quasi a toccarla in uno speciale protendimento, a sottolineare
un’informazione del tutto privata e esclusiva. “E che vestito ha messo? Ha
dimenticato di togliere la camicia da notte?”. La schiettezza di Tonia è
proverbiale in famiglia: quel che pensa dice.
“Ho
paura di quello che ha in testa mia zia”, rifletteva giustappunto la nipote
intenta a rispondere a un messaggio del gruppo CAZ, Clima Anno Zero. Tilde,
preoccupata dei disastri sempre più drammatici causati dai repentini
cambiamenti climatici, aveva deciso di passare all’azione. Nel pomeriggio in
quella stessa piazza avrebbe partecipato a una manifestazione contro l’ignavia
dei governi verso temi così urgenti. In poco tempo era diventata attivista.
“Zia,
vieni anche tu questo pomeriggio?”
Le
gambe di Tonia, mai tenute al coperto qualsiasi fosse la stagione, ebbero uno
scatto. Si scavallarono e si riaccavallarono al contrario in un attimo. Segno
inequivocabile di nervosismo.
“A
manifestare, dici? Per cosa? Per il clima? Ah, ah, cara la mia nipotina, beata
gioventù. Non voglio disilluderti sai, ma quello che fai è completamente
inutile.” A suggello della sentenza si era alzata, aggiustata il vestitino
verde e aveva chiesto con tono retorico “Che dici? Mi sta bene? L’ho comprato
ieri da Liliana.”
“Zia,
ma hai sentito cosa è successo ieri in Spagna? Una alluvione mai vista,
centinaia di morti. Un disastro di cui non si ha memoria nel passato. E noi
pensiamo ai vestiti?”
Lo
sguardo di Tonia tra il deluso e l’annoiato infilzarono Tilde alle sue idee. Idee
talmente lontane dal calice di vino e dalla scarpetta col tacco, talmente
eteree, ideologiche e impalpabilmente sociali, da non poter essere catalogate e
neppure lontanamente sfiorate dalla zia Tonia: chiusa e finita nel suo io. Talmente
marziane da non riuscire proprio a capirle.
“Queste
cose sono sempre successe” provò a argomentare Tonia “da un parte piove,
dall’altra c’è il sole. Al secondo piano ci sono io da sola, al terzo c’è
quella col marito e tre figlie. E sai che ti dico? Chi se ne frega!”. Era già alla
terza sigaretta spenta male nel posacenere, tre cicche fumanti sul
tavolino. “La vedi tutta questa gente?
Anche loro se ne fregano del clima e della tua protesta. Li senti i clacson
delle macchine nel traffico? Se ne fregano dell’inquinamento. Siamo fatti così
bella mia.”
“Capisco,
zia”, Tilde non aveva voglia di convincere nessuno, tantomeno quel muro
granitico della zia, esempio familiare luminoso di disillusione e menefreghismo.
“Ti
piacciono i miei pantaloni?” le chiese Tilde sperando di tornare su un terreno
comune.
Pochi
attimi di esitazione studiata, poi la zia, espressione delusa dipinta ad arte
sul viso, voce bassa, rispose “Non volevo dirti nulla, ma se me lo chiedi…No, i
tuoi pantaloni nuovi sono veramente brutti!”
TRACCIA: (Breve dialogo tra due personaggi. Ognuno cerca di convincere l’altro: personaggio 1 elogio dell’eccellenza; personaggio 2 elogio e vittoria della mediocrità)
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