“Ora che stai andando,
vedo solo il tuo sorriso”, le dici sottovoce “lo stesso immutabile di tanti
anni fa. Dietro a te il sole delinea netto il tuo profilo poggiato sulla
sabbia. Ecco come sei.”
La guardi posata sul letto,
questione di ore, ti dicono, minuti. Essere qui ora tu e lei da soli è il miracolo. I figli sono ancora lontani. E le amicizie sono già là. La guardi e le tieni in silenzio la mano.“Deve essere un
momento magico” lo hai sostenuto tutta la vita tra gli sguardi increduli di
intesa degli altri.
“Paradiso,
inferno…dai, roba da medioevo” ti dicevano.
Le rughe del viso
distese, il respiro tranquillo, sembra addormentarsi come ogni giorno. Sai che
la tua prossimità silente è l’aiuto. Tu e lei siete già preghiera, dentro
l’abbraccio di Dio.
“Ce l’abbiamo fatta,
siamo arrivati al traguardo. C’è stato un tempo che non avremmo scommesso
cinquanta centesimi… Sembra ieri. Un soffio di vento.”
La finestra della
camera si socchiude e svela il mare e l’orizzonte “E’ falso che sia infinito.
Finisce laggiù, dov’è la linea”, pensi “tutto finisce”.
Prima di chiudere i
tuoi occhi, improvvisamente pesanti, dai un’occhiata curiosa intorno. E
ricordi, lucido di nuovo. Sei tu in quel letto, è tua la mano (sos)tenuta. Sei
tu moglie e figli, le persone confuse di amore da dare e ricevere, sei tu
quella casa e la spiaggia e il mare.
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