09/10/24

IN PISCINA

L’idea di cadere è sgradevole. “Un aereo, una buccia di banana, una tromba delle scale. Lì si che ho paura”, penso. E mentre penso, in un attimo che si legge con tante “O”, mi dico a voce alta: “E’ solo acqua, sarà bellissimo!”.

Bellissimo per chi poi, è da vedere. Sono vestito, il costume è in borsa, Paolo mi ha spinto in acqua e lo vedo ridere a bordo piscina.

Per lui già così è divertente. Gli altri, attirati dalle mie urla e da quelle di Paolo, urla diverse date le diverse motivazioni, mi guardano cadere. E anch’io mi vedo.

“Sto agitando le braccia quasi stessi già nuotando”, noto roteandole alla disperata ricerca di un po’ d’aria dura a cui appigliarmi. Anche le gambe provano a camminare sulle acque. Ma la Fisica è ostinata nelle sue idee.

“Mi metto i pantaloncini verdi e la t-shirt azzurra” lo sguardo di Anna, moglie, è disgustato. “Andiamo a casa di Lucia e tu ti vesti come al solito male?” dice con un filo di voce. Quando non alza il tono so che il magma è a livelli pericolosi. “Loro saranno eleganti”, chiude lapidaria il discorso e la porta sul mio naso, simultaneamente. 

“Non deve essersi accorta che mi sono già vestito in verde azzurro, non ha pensato all’accostamento acqua di mare” mi dico tornando al guardaroba.

E scelgo dunque il mio unico vestito estivo. Giacca e pantaloni color Sahara, camicia di lino e sandali beige per il tocco di carattere.

Poco prima di toccare l’acqua piena di solventi e candeggina mi ricordo l’odore di pulito e fresco sentito poche ore prima prendendo l’abito e indossandolo. Vedo anche due occhi di moglie sgranati. Poi solo acqua, occhiali, vestito. Mi tocco la tasca destra e, miracolo, non ho con me il cellulare. Tocco la sinistra e, disastro, è lì. Riesco a fatica a farlo uscire dal pantalone che ha tasche piccole. Lo lancio fuori dall’acqua. Atterra su un asciugamani. Esco fuori anche io. Tutti ridono. D'altronde io sono un burlone, quindi devo avere senso dell’umorismo. Mi fermo al senso dell’um, del dubbio. La parte destra del mio viso sorride, quella sinistra no. Anche gli amici (ex?) percepiscono il danno che io vedo così: vestito macchiato e ritirato, occhiali disciolti, telefono pieno d’acqua con pesciolini all’interno. Non sono lucido. Me ne accorgo dai pensieri che ho verso il caro Paolo, amico d’infanzia. Ora si sta prodigando per asciugare il telefono, dice che metterlo sotto sale fa miracoli in questi casi. “Bene. Ti ci metto subito!” gli rispondo senza accennare ai sentimenti.

“Hai comprato il telefono nuovo?” mi chiede Paolo. Lo voleva comprare lui, ci siamo accordati a metà per uno. “Si certo, sto andando a ritirarlo” gli dico.

“Mi spiace davvero, scusami ancora”, mi ripete.

“Paolo, caro, in quella giornata ho perso tutti i numeri in rubrica, due telefonate importanti di lavoro, le password dei social, una mail fondamentale e il telefono” rispondo “ma ho vissuto il più bel pomeriggio con moglie e amici da trent’anni. Per solidarietà avete spento tutti i vostri cellulari. Abbiamo parlato tra noi e riso, mangiato e bevuto. E’ stato fantastico. Peccato solo che non mi sono messo il costume. Non avevo più voglia di fare il bagno.”



Una amica mi ha invitato in piscina. Siamo in gruppo e ci invitano a far il bagno. Mi buttano in acqua vestito con tutto il cellulare.

 

Usare il fast forward


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