Pillo si era deciso. L’invito a
cena al figlio Fillo era imperativo: “Ci vediamo da Pasta alle 21”. Pasta era
il locale di Pino, un pizzettaio chiamato così per assonanza con la parola “Pane”;
il vero nome era Gianrobertofilippo. I genitori davano per certo che peso del
nome e riuscita nella vita erano legati insieme da un filo invisibile ma
robusto. Immaginavano un avvocato di successo, era diventato il proprietario di
una pizzeria molto richiesta e affollata.
Pillo voleva sbloccare
l’incresciosa situazione del figlio con la moglie Ginetta: per causa sua
avevano litigato. A dispetto del nome, la moglie aveva messo su qualche chilo,
niente a che vedere con Pillo stesso che negli anni aveva via via aumentato il
giro vita con la conseguenza di spese extra in cinture e pantaloni.
I messaggi del giorno prima tra padre e figlio erano chiari.
“Ci vediamo da Pasta alle 21”
“Ok per me. Chi siamo?”
“Io te e Ginetta”
“Sei sicuro?”
“Assolutamente”
“Vabbè, spero solo che non
finisca male.”
Un paio di settimane prima Pillo
aveva invitato Fillo una domenica pomeriggio allo stadio. Doveva essere un
momento per loro due, come diversi anni prima. Invece, per motivi casuali,
incontrarono una vecchia fiamma del figlio che si unì a loro. Ginetta non la
prese bene e da quel giorno entrò in silenzio stampa col marito e il suocero.
“Pasta” era rinomata per una
serie di pizze davvero speciali. Le recensioni erano tutte alte, ma per la
Pizza Shrek veniva gente da lontano. Una pizza extra large condita con pesto di
basilico, zucchine, noci e prezzemolo, inondato di sugo di pomodori verdi e
capperi. Una squisitezza, e Pillo e Fillo ne andavano matti. I trenta
chilometri tra andata e ritorno erano ben spesi, così come la fila per entrare.
“Dov’è Ginetta?” chiese Pillo
subito dopo l’incontro col figlio al parcheggio stabilito.
“Farà tardi. Un impegno
imprevisto al lavoro.” Fillo camminava con l’usuale dondolio piegando il busto
un po’ a destra e poi a sinistra. Aveva lo sguardo del ricercatore
universitario sempre impegnato nella soluzione di chissà quale problema troppo
elevato per parlarne con altri.
“Ci siamo”, disse Pillo dopo la
fila alla porta, “tocca a noi.”
Gianrobertofilippo, detto Pino,
era indaffarato in cucina, i due forni a legna lavoravano a pieno ritmo. La
sala era piena. Tutto come previsto.
“E questo che vuol dire?” esclamò
Fillo appena seduti al tavolo.
Su un foglio poggiato sopra era
scritto: “Stasera non facciamo le seguenti pizze: Sgrumble, Pazza, Pezza,
Puzze, Etta, Favola esotica, Shrek e Unduetre.” Un colpo al cuore. La loro
pizza, quella che li portava lì, non c’era. E nemmeno le altre vincitrici del
premio “La pizza ti strizza” erano disponibili.
I loro sguardi si incrociarono.
Un attimo e il barrito che Fillo usava per segnalare un messaggio al telefono
della moglie lo avvertì del recapito.
“Mi spiace, sono ancora qui.
Stasera non ce la faccio proprio.”
La delusione era palpabile.
“Accidenti”, disse Pillo incontrando il non detto del figlio.
Si alzarono in silenzio senza
ordinare nella grande sala esaurita. Non visti uscirono fuori al freddo
dell’inverno.
Un altro barrito. “Ma non ti
preoccupare. Certamente avrete incontrato qualcun’altra.”
Traccia: "Il rammarico durante quella cena"
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