25/03/25

RICONOSCIMENTO FACCIALE

“Riconoscimento facciale?”

“Esatto, è quello che sto provando a spiegarti” l’espressione di Lucìdia virava verso il corrucciato.

“Ma di cosa stai parlando, io non capisco, non riesco a mettere a posto i pezzi dei tuoi discorsi” Lucrezia stava spazientendosi. Si sentiva inadeguata e un po’ stupida. Non riusciva a seguire la sua amica. E non era la prima volta.

“Ricomincio. Ieri stavo inserendo vostre foto sul mio pc. L’applicazione -Chi sei o sette- era ancora aperta per una ricerca internazionale che sto conducendo. Appena inserite le foto, mi è arrivato un report con il tuo nome e il nome spagnolo di una persona ricercata in Argentina per omicidio.”

“Omicidio? Argentina? Un uomo spagnolo?” ripeteva Lucrezia attonita.

30/01/25

AMINA (LA RIVOLUZIONE)


Racconto ispirato al ritorno a casa degli abitanti di Gaza del gennaio 2025, intervallato al testo del brano dei RATTI DELLA SABINA: “LA RIVOLUZIONE”

 

Bambini, tutti pronti, prendete posizione

Si parte per andare a fare la rivoluzione

E state tranquilli, nessuno si farà male

Perché questa rivoluzione sarà un po' particolare

 

Amina è in macchina coi genitori, i fratellini e i nonni. Cinque adulti e tre bambini stretti tra loro a non perdersi. C’è una fila inimmaginabile di auto, quasi ferme: non si passa tra migliaia di persone a piedi.

Amina, la grande di casa, otto anni. Gli ultimi due passati in giro, spesso a dormire sotto tende improvvisate. Lontana dall’amata scuola.

“Dove sono i miei compagni di classe, Hassan, Khalid, Layla, Fatima?” avevi chiesto alla mamma quando ti disse che la scuola era chiusa, che era diventata un posto pericoloso.

13/01/25

LA POLTRONA FRAU DI MIO PADRE E' DI PELLE MARRONE


La poltrona Frau di pelle marrone scuro è di fronte a me, due tre metri. Era di mio padre.

Ricordo quando ce la regalò. Era contento che qualcosa di veramente suo, che faceva tanto parte della nostra vita, padre e figlia, potesse passare a me e al mio compagno. Continuare a vivere nella mia nuova esistenza. Gli occhi gli brillavano, gli succede spesso da qualche tempo. Forse un cuore anziano ha maggiore spessore, percepisce di più o cambia colore come i capelli.

L’abbiamo messa in sala davanti alla tv. Ha lo schienale così alto da nascondere lo schermo quando le sei dietro.

Ne guardo il retro e penso a lui. Da piccola era una festa ogni volta che lo incontravo lì. Scalavo le sue ginocchia e conquistavo le gambe dove capriolavo e infine mi accucciavo. Se fosse crollato il palazzo in quel momento non me ne sarei accorta: ero nel posto più sicuro della terra. Ricordo le sue risate piene di tenerezza.

Mi tremano le gambe.

31/12/24

L'OROLOGIO DA PARETE


Mezzogiorno.

Guardo l’orologio. Quello grande appeso al muro della sala. Appena sotto si apre la porta finestra sul giardino nella mezza stagione. Quando l’erba non sa ancora se ricominciare a crescere, il sole se alzarsi un po’ ed entrare finalmente a illuminare il pavimento rosso bordeaux colpendo la polvere in aria.

“Non sopporto più mia madre” aveva detto una ragazza alla sua amica in metropolitana, ieri sera.

23/12/24

UNA CARTA DA GIOCO

Mi ricordo all’inizio, eravamo tutte e 52 di cartone bianco e lucido. Profumate carte da gioco. Ognuno nasce con un suo destino, ha una strada segnata. Noi siamo “da gioco”. Non scambiarci per trastulli di bambini. Noi siamo roba seria, adulta.

Mi avevano data una possibilità diversa alla nascita. “Puoi diventare, scegli tu, una carta da gioco o igienica. La prima è in cartoncino rigido, la seconda è molto più morbida”, mi dissero. E io scelsi seguendo il mio istinto, senza un perché. L’idea del gioco mi attirava. Chissà se ho fatta la scelta giusta. Chissà cosa sarei adesso se

10/12/24

PADRE E FIGLIO

(Father and Son. Cat Stevens.)

 

 

“Mio fratello non sono io”, urlava rauco il ragazzo col fiato rimasto “non mi parlare più di lui, dell’università, della sua vita. Io non sono lui.” La voce era finita, dalla bocca più aria che suoni, sibilava delusione, disperazione.

“Va bene, ora calmati, calmati”, l’uomo provava a arginare il fiume in piena del figlio, ma l’esondazione era già iniziata.

Nella stanza dipinte sul muro alcune copertine di vecchi 33 giri, la collezione un suo vezzo. Spiccava Tea for the Tillerman, un disco di Cat Stevens.

MARCA ED ELENO

Marca ed Eleno sono una coppia come tante. Lui un tranquillo impiegato di banca con la saltuaria voglia di alcol. Lei un’energica insegnante di scuola primaria che una o due volte al mese viene vilipesa dal marito ubriaco. Come da copione appena i fumi tossici svaniscono, Eleno le giura fedeltà, remissione e cambiamento. “Mai, mai, mai più!” aveva urlato ripetutamente l’ultima volta teatro del fattaccio. Ti amo, ti voglio bene”, diceva ormai da anni, “Vedrai, vedrai, amore mio, cambierò!”.

Il tempo futuro, si sa, è per sua natura indefinito. Infatti il cambiamento sventolato da Eleno tarda a arrivare.

RIMMEL

Un filo di rimmel sulle ciglia della donna. “Quando potrò metterlo anch’io, mamma?” le chiedeva Mimmi da piccola.

“C’è tempo, arriverà anche per te il momento giusto”, ripeteva la madre aggiustandosi il trucco.

“E il rossetto?”

“Direi ancora più tempo…” le diceva guardandola di sottecchi, con un sorriso nascosto.

“E quel momento è arrivato.” Mimmi si guarda allo specchio, nella mano destra lo scovolino che stende il mascara, nella sinistra il lucidalabbra e nello specchio una quindicenne dai capelli lunghi e castani. L’app musicale sceglie per te una canzone.

Buonanotte, buonanotte amore mio

IL RAMMARICO DURANTE QUELLA CENA

Pillo si era deciso. L’invito a cena al figlio Fillo era imperativo: “Ci vediamo da Pasta alle 21”. Pasta era il locale di Pino, un pizzettaio chiamato così per assonanza con la parola “Pane”; il vero nome era Gianrobertofilippo. I genitori davano per certo che peso del nome e riuscita nella vita erano legati insieme da un filo invisibile ma robusto. Immaginavano un avvocato di successo, era diventato il proprietario di una pizzeria molto richiesta e affollata.

Pillo voleva sbloccare l’incresciosa situazione del figlio con la moglie Ginetta: per causa sua avevano litigato. A dispetto del nome, la moglie aveva messo su qualche chilo, niente a che vedere con Pillo stesso che negli anni aveva via via aumentato il giro vita con la conseguenza di spese extra in cinture e pantaloni.

I messaggi del giorno prima tra padre e figlio erano chiari.

15/11/24

WHERE IS MY MIND

(Meglio se si legge il testo ascoltando a buon volume “Where is my mind” dei Pixies)

 

 

Con i piedi in aria e la testa per terra

Provi questo trucco e ti giri, già.

La tua testa collassa e scopri che non c’è niente dentro

Ti chiederai: Dove sono Io? Dov’è la mia Anima, lo Spirito, l’Idea”

Canti queste strofe, il trucco pesante ti scivola sulle guance. Seduta sul marciapiede guardi la gente passare, tu invisibile ai più. Qualche bimbo ti guarda veloce, subito ripreso dall’adulto di turno. Le cuffiette entrano dure nelle tue orecchie e urlano il tuo dolore muto alla gente. Solo tremori e occhi e naso bagnati.

LA MEDIOCRITA' HA I SUOI VANTAGGI

La piazza affollata di umanità colorata nel giorno soleggiato di mercato. La sfilata di tavolini e sedie a ridosso del bar riempie l’aria di voci multi sonore, risate e chiacchiere confuse.

Tonia e Tilde siedono centrali, riparate dalle foglie del tiglio che tanto ha visto e sentito. I cinguettii tra le fronde accompagnano gli avventori.

I visi delle due donne si riflettono leggermente storti e gonfi sui calici posati tra loro.

Ottant’anni in due mal divisi: Tonia ha tre volte

24/10/24

LA PIZZA

Mentre mi toglievo il cappotto calpestai involontariamente un cartone di pizza che giaceva sul pavimento da chissà quanto tempo e mi sentii improvvisamente impalpabile, ero lì ma tutto poteva affondare in me e nulla ero in grado di trattenere. Improvvisamente bagnato mi ritrovai in breve tempo semplicemente umido, appiccicaticcio come in

22/10/24

MIAOOO

“Ahia! Chi ha chiuso la porta?” E’ veloce a crescere il gonfiore sul muso. Il corpo allenato alla strada manda segnali chiari.

“Fame. Crocchette. Coccole.” Il brontolio del ventre era una sirena d’allarme conosciuta già qualche anno prima.

“Mamma?” miagolava a pochi mesi. “Mamma?” il miagolio si trasformava in urlo a ricordare il pianto di un neonato.

Di quella bella gatta fulva nessuna traccia,

09/10/24

MYRIAM

C’è il sole. E fa caldo. Perché andiamo verso l’estate, il periodo più bello per i bambini: niente scuola.

Myriam è tornata a casa raggiante, canta dalla felicità. Anche gli occhi possono cantare, come le braccia e le mani quando posano la cartella sulla sedia, o la testa e il collo che dondolano dicendo “ti riprenderò finita l’estate”

FUOCO NEL BOSCO

 

In lontananza il bosco bruciava, il fumo visibile dalla torretta di casa. E l’odore acre impregnava i polmoni.

Giulio aveva salito la scala a pioli che raggiungeva l’affaccio più alto dalla piccola torretta; per la sua costruzione si era battuto come un leone con Anna, la moglie, inizialmente contraria. Da lì si vedevano chiari i monti circostanti, le vette e la neve.

“La torretta è un simbolo, respira il cielo ma rimanda anche al medioevo” sosteneva lui.

LUIGI, TRAMP E LA MADRE MUSICA (FANTASY)

“Sai quanto tengo a te e quanta tristezza mi dà la tua mancanza anche per un giorno. Ora però, per la prima volta, sono costretto a chiederti un sacrificio.”

“A cosa ti riferisci?” chiese Luigi allo zio.

“Alla nostra fonte di energia. La Madre Musica” rispose lo zio Zio.

“Sono passati solo due secoli” continuò Zio “dalla Grande Estinzione Terrestre causata dagli uomini del ventunesimo secolo, gli ultimi barbari.

DOPO LA TERZA GUERRA MONDIALE

“Una fiammata sta bruciando via la storia dell’uomo sulla terra”, diceva il Comandante dell’astronave guardando il fuoco che usciva dal motore di partenza. Un motore arcaico che serviva solo a uscire dall’atmosfera terrestre, dopo sarebbe intervenuto il motore pulsante, quello assemblato dai pochi tecnici senzienti, quelli a cui il senno era vaporizzato non del tutto.

L'ALBA INAUDITA

Il manualetto acquistato tanti anni prima passava anni ad aspettare che tu ti ricordassi di lui. Prima sulla tua scrivania, poi sul comodino e infine in libreria.

Lo hai ripreso dopo trent’anni di solitudine, la pena che gli avevi inflitto. Lui, ingiallito e impolverato, ti regala di nuovo le sue conoscenze.

Leggi a voce alta “Porcino:

A QUEL PAESE

La tripla fuga di scalini collega la piazzola antistante la Chiesa con il paese basso, alternativa ai tre tornanti stradali. L’affaccio sui tetti, le stradine e la vallata circostante è il punto forte della nostra comunità, l’orgoglio di noi nativi.

Ti vedo salire le scale. Aggiusto gli occhiali strizzando gli occhi. Il sole o il controluce stanno giocando con me. Sei tu? No, non è possibile. Sono passati trentacinque anni dalla tua fuga.

“Non è stata una fuga” rispondi alla mia affermazione.

IN PISCINA

L’idea di cadere è sgradevole. “Un aereo, una buccia di banana, una tromba delle scale. Lì si che ho paura”, penso. E mentre penso, in un attimo che si legge con tante “O”, mi dico a voce alta: “E’ solo acqua, sarà bellissimo!”.

Bellissimo per chi poi, è da vedere. Sono vestito, il costume è in borsa, Paolo mi ha spinto in acqua e lo vedo ridere a bordo piscina.